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Regolamento 2020 | Maldini foto | Cerimonia Premiazione | rassegna stampa |
Partecipanti 2018 Partecipanti 2020 |
Finalisti | Giuria | Premi |
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Biografia |
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Sergio Maldini
Nacque a Firenze il 9 maggio 1923 da Edgardo, cesenate, e da Maria Paulovich, dalmata. La mobilità professionale del padre, funzionario dell’Intendenza di Finanza, segnò l’infanzia e la fanciullezza di M. che, dopo i primi studi presso gli scolopi di Firenze, frequentò il Ginnasio liceo Melchiorre Delfico di Teramo e, dal 1937, a Udine, dove la sua famiglia risiedette fino al 1950, il Liceo Iacopo Stellini. Al periodo udinese risale il «radicamento elettivo» (Simoncelli) di M. nel Friuli, dove volle vivere i suoi ultimi anni. I tempi del liceo, e poi degli studi universitari alla Facoltà di giurisprudenza di Trieste, furono decisivi per la sua formazione: il 1938 fu per lui come per molti suoi compagni lo spartiacque che determinò una sempre più decisa presa di distanza politico-culturale dal regime, alimentata da letture semiclandestine: Hemingway, Joyce, Pavese, Keynes, Marx. Al 1939 risalgono le sue prime prove letterarie. Nel 1941 riuscì a pubblicare una sua novella su «Il Piccolo»; dall’anno successivo su quello stesso quotidiano e poi su «Il Popolo del Friuli» di Udine e su «La Nazione» di Firenze comparvero numerosi suoi interventi di terza pagina: elzeviri, cronache culturali, recensioni letterarie e cinematografiche che attirarono l’attenzione, ammirata o polemica, sul non ancora ventenne M. Nel 1944 fu pubblicata a Trieste la raccolta di racconti Una donna ambiziosa, che riscosse l’apprezzamento di Benco e, con qualche riserva, di Pasolini che considerò il libro «un’ottima preparazione per un futuro romanzo». Nel dopoguerra, racconti di M. uscirono sul foglio «Libertà» (poi «Messaggero Veneto»). Lasciata Udine nel 1950, M. si stabilì a Bologna, dove si laureò in giurisprudenza e iniziò la propria carriera giornalistica presso il quotidiano sportivo «Stadio», pur senza alcuna propensione per lo sport: il giornalismo colto fu la sua vera vocazione. ... leggiMario Turello
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A Franca Noi ti troviamo sempre come un mare, un sole pulito, una città millenaria: sei sempre nella nostra casa che brontoli sul tuo stesso amore. Sei la nostra giovinezza Perpetuata nel tempo. Tornando dalle praterie della vita ti chiediamo una torta di mele, il tuo antico sorriso sulla soglia ci dice che per oggi siamo assolti. La tua leggendaria mancanza di volgarità, sfiori i letti dei tre maschi innamorati di te. Sei l’unica Sposa dei paraggi dotata d un cielo privato. Misera la mia alterigia cade a pezzi quando con gesti precristiani la sera accendi la lampada. Sergio Maldini
Roma, 12 novembre 1979
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All’amica risanata Ilare e ubiquitaria Cester Toso! Sognando le caste pianure del tuo Friuli sospeso come un quadro hai avuto un attimo di tenerezza che oggi la nostra arroganza giudica esagerata. Ma tutto è passato e torni alle aspre cave di Gonars piena di illesa felicità. Di nuovo si accendono i fuochi per la gloria di Toni scampata. Forti e consapevoli sorridono i tuoi geometri. I ponti, i viadotti, i mausolei, le case 1 che attendono il tuo soffio perché tu le faccia vivere per sempre già occupano la calda stufa del tuo cuore. Il Friuli, spalancato e dormiente come un mare d’inverno, è qui, per dirti di rimanere, per riabbracciarti. Sergio Maldini
Roma, 26 ottobre 1980
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A Roberto Forse ti chiameranno nel Sahel. Se lì sapessero le tue astuzie di imbrigliatore di fiumi ti chiederebbero di deviare il Nilo nelle loro terre assetate. Ma tu cosa farai? Dove, nel Sahel, la cara Foscarina potrebbe mantenere l’impegno di sei picche surcontrate? Amletico dilemma. Noi, Roberto, non recrimineremo se resterai qui fra i dolci ruscelli di questa pianura senza orizzonte spostando con ordine del sopracciglio il corso dello Strangolin. Ti doneremo un fiume in miniatura perché tu possa mettervi una barchetta piena d’amore. Sergio Maldini Santa Marizza, 24 aprile 1990
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Ai De Michelis L’editore dal volto umano scorreva con gli occhi azzurri le stanche parole dei poeti alla ricerca forse, di una rivelazione. Emanuela, costola biblica di lui, guardava le pianure silenziose oltre le finestre. Avevano gesti consueti emettevano lievi crepitii di carta sfogliando i giornali (“a la vita, la vita!” talvolta mormoravano) La luce friulana li faceva starnutire Respiravano, vivevano Proprio come voi e come me. E poi dicono che non c’è più democrazia! Sergio Maldini 12 giugno 1992
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Essere felici dei propri luoghi e della propria cultura È un segno di grande indipendenza intellettuale. Sergio Maldini La casa a Nord-Est
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I Dodi Nel silenzio di Santa Marizza il loro discreto respiro è un atto dogale elargito a un popolo estraneo. Ma il loro amore per Santa Marizza! Lei con i suoi berretti di San Pietroburgo (uno junkerà la sfiorò al momento della rivoluzione) sempre dolcemente curiosa della vita, lui tra i cani nell’orto che manovra tavole ingiallite dall’estate… E mentre scrutano il cielo scarlatto della sera Forse pregano un remoto Dio del Nord Est perché li lasci stare in questo luogo. Dimenticate le dorate quinte veneziane, qui nella rude Santa Marizza, borgo di centenari riluttanti, nel vuoto celeste, ahimé di Santa marizza i Dodi hanno istituito una patria, un amore. Sergio Maldini
Santa Marizza, dicembre 1995
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